La scuola presidio di rigenerazione urbana, il Consiglio degli Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e degli Ordini degli Ingegneri hanno aperto nell’ambito di “Before” una riflessione allargata al mondo della scuola per illustrare i cambiamenti che sono intercorsi nell’edilizia scolastica e su quali basi bisognerà programmare. Intervenendo nella sala “Corradini” l’architetto Massimo Ferrari, professore associato in Composizione Architettonica e Urbana al Politecnico di Milano ha ripercorso le tappe dell’edilizia scolastica nel corso del Novecento, sottolineando le peculiarità di come le costruzioni legate a mondo dell’istruzione, abbiamo costituito storicamente un elemento integrante con la città. «All’inizio del secolo la scuola era concepita come una grande casa, nel 1932 abbiamo il primo intervento di discontinuità con la nascita di edifici chiaramente più in sintonia con l’esterno».
Secondo l’ingegner Giuseppe Rotondo, consigliere dell’ordine di Bari, la «mancanza di un’interconnessione con altri soggetti» ha creato i presupposti per un ordine non sempre graduale e composto delle costruzioni legate all’istruzione. «La scuola media – ha citato come esempio del suo discorso – è stato l’anello debole del sistema, sono nati così gli istituti comprensivi. Nelle pubbliche amministrazioni credo che manchi il controllo di progetto, lo si è visto con i finanziamenti del Pnrr in cui il vincolo dell’adeguamento sismico è stata la condizione per poi effettuare gli interventi di e efficientemento energetico. Nel contempo sono partiti finanziamenti alle scuole per nuovi laboratori, mentre si aprivano i cantieri per l’adeguamento sismico».